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Ciccia bomba / Fat bomb

“Guardate com’è grassa… sembra una mongolfiera. Ahahaha!!” dice una bambina all’uscita di scuola, indicando una compagna di classe.

Chiara si sente gli occhi degli altri bambini addosso e con il fiato corto aumenta il passo per creare la distanza giusta e sfuggirgli.

“Chiara cos’è successo? Perché stai piangendo?” Le chiede sua mamma.

“Sono grassa mamma! Tutti ridono di me, mi chiamano ciccia bomba e soprattutto mi guardano con disprezzo. Basta, io non voglio più mangiare e nemmeno più andare a scuola.”

“Ma no amore mio, non devi prenderla in questo modo. Si, è vero è fastidioso, ma sai cosa ci leggo dietro all’espressione ‘ciccia bomba’? Ehi ciccia sei una bomba! Sei uno schianto, capisci?”

“Ok mamma, ma di fatto sono grassa.”

“E quindi? Grassa non significa sbagliata. Grassa ha lo stesso valore di magra, alta, bassa… e non identifica ciò che sei veramente. Tu sei brillante, dolce, intelligente… praticamente uno schianto! Ed è solo per questo che le persone ti ameranno. Ma prima di tutto, devi amarti tu Chiara… solo così sarai al sicuro dalla superficialità che ti circonda.”

Si chiama fat shaming, il disprezzo dei corpi grassi e ci sono più vittime di quelle che immaginiamo, di tutte le età e di qualsiasi sesso. Questa malattia sociale non fa differenze, colpisce e basta, mettendo a rischio la vita di queste persone in sovrappeso che, sentendosi prese di mira, sono soggette a comportamenti autodistruttivi.

Non è facile smettere di mangiare tanto, il nostro corpo non è tarato per dire basta al cibo, dentro al quale spesso si rifugiano tutte le nostre insoddisfazioni, insicurezze, frustrazioni e quello che dovrebbe essere un piacevole sostentamento, diventa una patologia pericolosa.

Ora ditemi, come si può essere così infelici da contare i chili anziché i passi, da umiliare anziché elevare, da non capire che non fa per niente ridere prendere in giro qualcun altro.

Ah cuore mio… resisti! Che peso specifico ha su di te, tutto questo!


“Look how fat she is… she looks like a balloon. Ha ha!!” says a little girl as she leaves school, pointing to a classmate.

Chiara feels the eyes of the other children on her and with shortness of breath she increases her pace to create the right distance and escape form them.

“Chiara what happened? Why are you crying?” her mom asks her.

“I’m fat mom! Everyone laughs at me, they call me fat bomb and especially they look at me with contempt. Enough, I no longer want to eat or even go to school.”

“But no my love, you don’t have to take it this way. Yes, it’s true it’s annoying, but do you know what I read behind the expression fat bomb? Hey fat you are a bomb! You are stunning, do you understand?”

“Ok mom, but I’m actually fat.”

“So what? Fat doesn’t mean wrong. Fat has the same value as slim, tall, short… and it doesn’t identify who you really are. You are bright, sweet, smart… pretty much a blast! And that’s the only reason people will love you. But first of all, you have to love yourself Chiara… only in this way you’ll ibe safe from the childishness that surrounds you.”

It’s called fat shaming, the contempt for fat bodies and there are more victims than we imagine, of all ages and any sex. This social disease makes no difference, it just strikes, putting the lives of these overweight people at risk who, feeling targeted, are subject to self-destructive behaviors.

It’s not easy to stop eating a lot, our body is not calibrated to say enough to food, inside of which often all our dissatisfactions, insecurities, frustrations and what should be a pleasant sustenance take refuge, it becomes a dangerous pathology.

Now you tell me, how can one be so unhappy as to count kilos instead of steps, to humiliate rather than elevate, not to understand that it’s not funny at all to make fun of someone else.

Ah my heart… stand up! What specific weight all this has on you!

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