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Tre secondi / Three seconds

“Fra poco sentirà la testa girare, pensi a qualcosa di bello..”

“Ok, qualcosa di bello… uhmmm… vediamo…”

(Tempo scaduto)

“Questa volta la so, io vorrei essere…”

(Tempo scaduto)

“Mi piacerebbe tanto andare…”

(Tempo scaduto)

Nei tre secondi, prima di addormentarmi sotto l’effetto dell’anestesia, in sala operatoria il medico di turno mi faceva sempre la stessa domanda.

Allora, dopo le prime volte in cui non ero riuscita a formulare nulla perché cadevo subito nel sonno profondo, un giorno iniziai a riflettere sulle risposte mancate che avrei voluto dare.

“Cos’era veramente bello per me? Dove volevo andare o chi volevo essere? ”

In realtà, non lo sapevo!

Ero convinta che le risposte sarebbero arrivate come un fiume in piena che si getta nel mare ( credo siano anche le parole di una canzone di Anna Oxa, ma comunque qui rendono bene l’idea) impetuose, rumorose e veloci ma evidentemente non le avevo nutrite abbastanza e mi trovavo, senza saperlo, in piena siccità.

Questo era accaduto perché avevo proiettato i miei desideri nel futuro, invece di gustare ciò che di bello mi accadeva ogni giorno nel presente.

Uhm… non volevo più sprecare quegli importantissimi tre secondi prima di ogni intervento, così iniziai a nutrire il mio fiume con le “piccole” gioie quotidiane della vita.

“Fra poco sentirà la testa girare, pensi a qualcosa di bello…”

“La mia famiglia”

“Il mare”

“La pizza”

(Oh oh mi avanza ancora un secondo)


“Very soon you’re going to feel your head spinning, think about something beautiful…”

“Ok, something beautiful… uhmmm… let’s see…”

(Time’s up)

“This time I know, I’d like to be… ”

(Time’s up)

“I’d love to go…”

(Time’s up)

In those three seconds before falling asleep under the effect of anesthesia, the doctor on duty in the operating room always asked me the same question.

Then, after the first few times when I was unable to formulate anything because I immediately fell into a deep sleep, one day I began to reflect on the missed answers I wanted to give.

“What was really good for me? Where did I want to go or who did I want to be?”

I didn’t know, actually!

I was convinced that the answers would come like a raging river that flows into the sea (I think they are the lyrics by Anna Oxa’s song as well, but anyway they give a good idea here) impetuous, noisy and fast but obviously I didn’t fed them enough and I was, without knowing it, in full drought.

This had happened because I had projected my desires into the future, instead of enjoying what was beautiful happening to me every day in the present.

Hmmm… I didn’t want to waste those very important three seconds before each surgery anymore, so I started to feed my river with the “little” daily joys of life.

“Soon you’ll feel your head spinning, you think of something beautiful…”

“My family”

“The sea”

“Pizza”

(Uh-oh, I still have a second left)

Comments (3)

  • Flavia

    Proprio così!! 🥰🥰🥰🥰

  • Flavia

    La pienezza e la semplicità delle piccole cose...Durante la pandemia lo abbiamo imparato ancor di più 🥰 buona settimana, cara Cristiana ♥️♥️

    • mychicmirror

      Spesso viviamo nel tempo sbagliato e non ce ne accorgiamo nemmeno. Siamo proiettati nel domani, là dove si trovano i nostri sogni o desideri e non c’è niente di sbagliato in questo, basta non perdere mai di vista il presente perché solo lì ci sono le gioie delle piccole cose 🥰. Buona settimana mia cara Flavia!

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